Tra le tante novità dell’era Spalletti in nazionale c’è anche il ritorno in azzurro di Gianluigi Buffon.

No, l’ex portierone non sarà di nuovo in campo, anche perché ha da poco annunciato il suo ritiro al termine di una carriera che ha seriamente rischiato di sfiorare i trent’anni di durata. Ma SuperGigi è entrato a far parte dello staff del nuovo CT nel ruolo di capo delegazione.

Il bonus di benvenuto di William Hill

I RECORD DI BUFFON CON GLI AZZURRI

Per Buffon si tratta dunque della…seconda vita in nazionale, dopo che la prima, durata dal 1997 al 2018, lo ha visto raccogliere un record dietro l’altro, a partire da quello di presenze in azzurro (176), a cui vanno aggiunti il primato di convocazioni (214) e quello di match disputati con al braccio la fascia da capitano (80).

Con l’Italia Buffon ha vinto la Coppa del Mondo 2006 con una prestazione da leggenda in finale per il Calcio Live e ha disputato 5 Mondiali (record congiunto assieme a Lionel Messi, Cristiano Ronaldo, Antonio Carbajal, Lothar Matthaus, Rafael Marquez, Guillermo Ochoa e Andres Guardado) e 4 Europei. 

Buffon nella notte di Berlino!

BUFFON CAPO DELEGAZIONE

Certo, quando era in campo Buffon sapeva benissimo quale era il suo compito, ovvero evitare che gli avversari facessero gol. Ma adesso che deve abituarsi a una vita (e a una carriera) dall’altra parte della barricata, l’ex portiere azzurro dovrà anche scoprire quali sono le responsabilità e gli incarichi del capo delegazione.

Per sua fortuna, la FIGC si è preoccupata di descrivere sul suo sito i compiti di questa figura, che esiste non solo per la nazionale maggiore ma anche per le giovanili.

COSA FA UN CAPO DELEGAZIONE

In ogni squadra azzurra, il capo delegazione è scelto dal presidente federale, di cui è il rappresentante nelle occasioni ufficiali. Dunque non solo le partite, ma in qualsiasi evento venga coinvolta la nazionale, toccherà a Buffon fare le veci del presidente.

Ma questa è soltanto la punta dell’iceberg, perché il capo delegazione svolge un ruolo altrettanto importante (se non ancora di più) all’interno del gruppo squadra.

Non è infatti un caso che questa posizione nel corso degli anni sia stata occupata da calciatori che hanno fatto una carriera di un certo livello in azzurro, perché è necessario che si tratti di persone che conoscono perfettamente l’ambiente della nazionale e soprattutto cosa vuol dire rappresentare l’Italia su un campo da calcio (e non solo).

Tra i compiti che spettano al capo delegazione, infatti, c’è quello di illustrare allo staff e ai calciatori quelle che sono le norme di comportamento, ma anche il rispetto dei principi e dei valori che sono presenti all’interno dello Statuto federale.

Buffon in Macedonia

In pratica, un vero e proprio decano, che anche grazie alla sua lunghissima esperienza ha l’incarico di instradare sia i nuovi arrivati che i senatori all’interno di un sistema di regole e di valori condivisi.

Considerando gli oltre vent’anni da calciatore, viene abbastanza semplice immaginare che Buffon conosca a menadito le norme di comportamento, ma soprattutto i valori e i principi da rispettare all’interno della nazionale.

BUFFON SIMBOLO DELL'ITALIA

E poi c’è un compito per cui SuperGigi ha, se possibile, ancora di più le carte in regola: promuovere l’identità e la storia della maglia azzurra. Semplice, quando si è parte integrante della storia della nazionale, a partire dall’esordio nel 1997 nello spareggio per approdare ai Mondiali del 1998, con una parata a terra decisiva per conquistare l'ottimo pareggio, anche per le scommesse live fino ad arrivare all’ultima presenza, in un’amichevole contro l’Argentina nel marzo del 2018.

Di mezzo ci sono grandi delusioni, come l’infortunio che gli ha fatto saltare Euro 2000 o la mancata qualificazione a Russia 2018, ma anche una grande impresa vissuta da straordinario protagonista, come il titolo mondiale del 2006.

E anche per quanto riguarda l’identità, non è che Buffon debba sforzarsi poi tanto: per un ventennio abbondante, il suo volto e le sue parate sono state parte integrante dell’immagine calcistica (e non solo) dell’Italia in giro per il mondo.

Dunque, difficile immaginare qualcuno che possa spiegare meglio a chi si affaccia ora in nazionale cosa significhi indossare quella maglia.

Infine c’è un incarico abbastanza generico, ovvero quello di supportare i tecnici e la delegazione nella gestione delle attività che non si riferiscono alla parte tecnica.

Insomma, un ruolo di supervisione, che permetterà a Buffon di dire la sua sulla logistica, ma anche sulle piccole e grandi cose di cui bisogna occuparsi quando si raduna la nazionale e quando gli azzurri scendono in campo. E poi c’è da dire che, nonostante il compito non lo preveda, se qualcuno dovesse chiedere un parere squisitamente tecnico a SuperGigi avrebbe comunque una risposta di un certo peso specifico…

LA LEGGENDA GIANLUCA VIALLI

Ora che gli incarichi del capo delegazione sono stati snocciolati, forse è ancora più chiaro perché la presidenza federale abbia scelto Buffon. Ma anche perché nel corso dei decenni a fungere da capo delegazione sono state altre leggende azzurre, come il compianto Gianluca Vialli o l’eterno Gigi Riva.

L’ultimo prima di Buffon è stato proprio lo sfortunato centravanti, che ha ricoperto il compito dal 2019 al 2022 a fianco dell’amico di sempre Roberto Mancini. E quando i calciatori e lo staff azzurro ricordano la cavalcata vincente di Euro 2021, non mancano mai i racconti che riguardano Vialli, che tra le tante cose era anche diventato…un talismano.

Visto che prima del secondo match del torneo il pullman dell’Italia si era avviato da Coverciano senza di lui (con la squadra che ha poi vinto facilmente contro la Svizzera), la scenetta è poi stata riproposta come un vero e proprio rito scaramantico, con l’ex centravanti che era sempre l’ultimo a salire sul mezzo, che nel frattempo doveva essere già in moto. Nulla che sia scritto nei compiti del capo delegazione, ma un qualcosa che si addice parecchio a uno col carisma di Vialli.

E di certo Buffon, che con Vialli non si è incrociato in azzurro, avrà avuto modo di imparare come si fa il capo delegazione da Gigi Riva, che è stato dirigente accompagnatore degli azzurri per una vita.

Del resto, anche Rombo di Tuono aveva un curriculum di quelli importanti, essendo ancora oggi il miglior marcatore di sempre della nazionale italiana. Riva ha preso parte a sei Mondiali e a cinque Europei, tra cui la Coppa del Mondo vinta in Germania e i due campionati continentali persi in finale dagli azzurri nel 2000 e nel 2012.

Insomma, qualcuno che ha conosciuto il trionfo e il dramma sportivo. Qualcuno come Buffon. Che senza dubbio è l’uomo giusto al posto giusto…

Pansa prepara contenuti calcistici e scrive testi sullo sport italiano. Le partite iniziano da 0-0: più divertente segnare un gol in più che subirne uno in meno